Il Museo del Precinema di Padova rappresenta un unicum nel panorama dei musei non solo italiani, quasi una Wunderkammer (camera delle meraviglie); fondato da Laura Minici Zotti nel 1998 in collaborazione con il Comune di Padova e Assessorato alla Cultura e Turismo con la consulenza dell’Arch. Gianfranco Martinoni, grazie a un interessante progetto tra pubblico e privato. Ora il direttore del museo è il Prof. Carlo Alberto Zotti Minici, figlio della fondatrice, docente all’Università degli Studi di Padova (Storia del cinema, Storia e tecnica della fotografia).
Per individuare e capire meccanismi e percorsi che hanno portato alla nascita e diffusione, sul piano mondiale, di una nuova “specie umana”, quella dell’uomo visionario, partendo dall’invenzione dei Fratelli Lumière è necessario procedere a ritroso lungo un arco di vari secoli. E’ importante mantenere al centro del fuoco dell’osservazione sia la storia delle macchine della visione – già in parte conosciuta ed esplorata – quanto quella, più vasta e dai confini incerti, della visione popolare e delle forme di spettacolo ottico che, nel corso dei secoli, hanno condotto all’invenzione del Cinema.
Prato della Valle. Fotografia di Antonio Cesaro ©
Il monumentale quattrocentesco Palazzo Angeli, di proprietà del Comune di Padova, situato in Prato della Valle, nel centro storico della città, costituisce la sede più appropriata per custodire ed esporre tali strumenti e vetri da proiezione, dipinti a mano originali del ‘700 e dell‘800. Si possono inoltre ammirare: il “Mondo niovo” con le vedute ottiche, una raccolta di strumenti e giochi ottici che per tutto l’800 e particolarmente in età vittoriana, testimoniano in maniera multiforme l’esigenza di uscire dall’impasse dell’immagine fissa e unidimensionale.

Dal 2018, a catturare l’attenzione dei visitatori nella prima sala con il suo monumentale splendore, è l’antico Mondo Novo della nobile famiglia Dolfin di Venezia. Raffinato prodotto di arte lignea della fine del Settecento, ha le sembianze di un teatro, decorato sia all’esterno, in perfetto stile neoclassico, sia nella sua parte interna, dove viene riprodotto in miniatura un palcoscenico arricchito di stucchi e un pavimento finemente cesellato. Arrivato in Museo grazie alla gentile concessione delle famiglie Cantele e Pedrotti, eredi della nobile casata, rappresenta uno dei più straordinari esempi di pantoscopio esistenti al mondo, e grazie a un attento restauro, è possibile ammirarlo in funzione.Accanto a semplici congegni a carattere giocoso come i taumatropi, o le anamorfosi appaiono strumenti più ingegnosi come il fenachistoscopio, il praxinoscopio e lo zootropio.
Una sezione è dedicata alla fotografia dove è possibile osservare le immagini inserite nel megaletoscopio “privilegiato” di Carlo Ponti del 1864; per continuare con la stereoscopia dove si trovano stereoscopi d’epoca, portatili o a colonna corredati di immagini fotografiche che appaiono tridimensionali.

Fiore all’occhiello di questo museo sono le lanterne magiche che hanno documentato, con le loro proiezioni, l’affascinante viaggio dell’immagine proiettata, dal Settecento alla nascita del Cinema. Tra i pezzi più pregiati, oltre alle lanterne da proiezione, singole, le Fantasmagoria lanterns, la lanterna doppia di W. Tyler, la lanterna tripla di J. H. Steward, in mogano con obiettivi in ottone, databili attorno al 1880 ca.; la lanterna scientifica della P. Harris & Co., la lanterna “The Pettibone” di produzione americana, altre antiche lanterne appaiate e per finire la lanterna – cinema di Walter Gibbons.
Una bacheca è riservata alle lanternine giocattolo in latta verniciata con decorazioni a sbalzo di Lapierre, Plank o Müller, oltre alle coloratissime lanterne salon di produzione francese.
Accanto agli apparecchi da proiezione, la Collezione Minici Zotti, raccoglie migliaia di vetri databili tra la metà del XVIII secolo e gli inizi del XX secolo. Sono per la maggior parte dipinti a mano, oppure incisioni riportate su vetro o fotografie colorate a mano, oltre agli interessanti vetri “a movimento” con i quali ottenere divertenti animazioni; tra questi i cromatropi, il famoso coreutoscopio a banda e le dissolvenze con effetto giorno-notte.
Non mancano gli antichi strumenti musicali, un teatro d’ombre javanesi di fine ‘800 e la ricostruzione della camera oscura.
Ghironda, Francia 1870 ca.